Tiziano Angri ci racconta una storia, la storia di Edna, una bambina divenuta Santa. Ma Edna, che è metafora evidentemente del senso della vista dato che ha perduto i bulbi oculari, è testimone immacolata di un mondo mostrato in tutta la sua verità. Avvelenato e morente, in cui i bambini sono le vittime degli adulti che dovrebbero proteggerli. Gli occhi di Edna, la Santa fanciulla dal cuore generoso, vegliano su questo paese, il suo paese, che sembra isolato da tutto il resto, abbandonato a se stesso come un pianeta ai confini dell’universo, senza alcuna speranza. Anche se. Anche se qualcuno si arrischia a raggiungerlo. Appunto, si arrischia. Tiziano col suo inconfondibile stile riesce però a tratteggiare tutto questo piccolo universo in modo grottesco dando ad ogni personaggio una sua particolare caratterizzazione, tale che solo l’immagine della Santa bambina, Edna, sembra essersi salvata da una deformità del corpo e forse, soprattutto, dell’anima. La complessità poi dello stile di Tiziano, uno stile curato in ogni minimo dettaglio, in cui ogni singolo tratto di pennello non è lasciato al caso, non appare mai istintivo ma piuttosto va a sottolineare il controllo che l’autore ha sulla sua opera, nella sua unicità di racconto scritto e disegnato. Tiziano, a differenza di alcuni suoi colleghi giovani quanto lui, dimostra una maturità e una maestria nello gestire il racconto nella sua interezza senza smarrirsi mai in un mondo così evidentemente smarrito.
Ma smarriti, forse, non lo siamo tutti?